sabato 14 aprile 2012

Il sistema strangola - l'Italia


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          italiaalcappiojpg Il sistema strangola ItaliaNegli ultimi tre mesi, mentre il governo pensava a come far fuori senza motivo l’art. 18, 23 imprenditori si sono suicidati perché non ce la facevano più a portare avanti le loro aziende. Non sono vittime della sorte cieca. Sono vittime di un sistema che non si preoccupa per niente di rilanciare l’economia e di aiutare l’impresa.
Che cos’è che strangola le imprese? Quattro nodi scorsoi, che con l’art. 18 e la “rigidità” del mercato del lavoro non c’entrano niente.
Il primo cappio, quello più micidiale, è l’impossibilità di accedere al credito. Le banche si sono riempite le tasche con i prestiti agevolati della Bce e hanno usato quei soldi per riempirsele ancora di più acquistando buoni dello Stato a tassi elevatissimi. Invece di riaprire il credito hanno sprangato i forzieri. Oggi metà delle aziende che bussano alle porte degli istituti finanziari si vede chiudere le porte in faccia. L’altra metà mantiene fidi dimezzati e a tassi da strozzinaggio, intorno al 10%. Siccome nessuna azienda ha utili tali da poter sopportare un’usura simile, quei tassi sono una condanna a morte.
Il secondo nodo alla gola sono le tasse esorbitanti che rendono insopportabile il costo del lavoro. Noi dell’Italia dei Valori ci sgoliamo da anni chiedendo che vengano detassate subito le aziende oneste che operano in Italia e non delocalizzano. Berlusconi faceva finta di non sentire, Monti fa esattamente lo stesso.
La terza corda che soffoca le imprese si chiama burocrazia. Le aziende devono combattere con un sistema che ammazza ogni iniziativa, rallenta tutto e complica ogni passaggio. Quasi sempre escono dalla lotta sconfitte. Le norme del governo che dovevano semplificare tutto, hanno lasciato tutto come prima.
Infine c’è il boia in persona, che in questo caso è proprio lo Stato. Se le aziende avessero i soldi che devono incassare dai ministeri e soprattutto dagli enti locali per lavori già svolti, potrebbero almeno affrontare i mesi terribili che in arrivo. Invece, in nome di un folle patto di stabilità scritto con i piedi, anche i comuni che hanno soldi non li possono usare neppure per pagare lavori già fatti.
Anche in questo caso la soluzione c’è, e non comporta affatto un ulteriore aumento del debito pubblico. Basterebbe fare in modo che le aziende in credito nei confronti dello Stato potessero ottenere subito dalle banche una parte cospicua, intorno all’80%, di quanto devono avere: i fondi verrebbero poi restituiti alle banche dagli enti statali debitori.
Tutte queste cose Monti, Passera e la Fornero le sanno pure loro. Se non muovono un dito e lasciano che un’azienda su due chiuda è perché sperano di salvare la finanza sacrificando le aziende produttive. E’ un calcolo non solo sbagliato ma anche cinico.
Per questa strada in Italia non si salverà proprio niente. Quello che questo sistema sta incentivando è il suicidio non solo di molti imprenditori e lavoratori, ma dell’intero comparto produttivo italiano.
E’ su questo metro che si misura il successo o il fallimento di un governo. Il bilancio del governo Monti è disastroso e con una maggioranza come quella che lo sostiene non può darne la colpa a nessuno se non a se stesso.
La badessa Fornero dice che se la sua riforma del lavoro non sarà approvata dal Parlamento il governo se ne andrà. Vorrei anche vedere! Ma, visto che non riesce a risolvere niente, farebbe bene ad andarsene comunque, e al più presto possibile.

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