mercoledì 4 gennaio 2012

La commissione Giovannini scopre l'acqua calda, ora si agisca

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La redazione IDV
 Dopo la pubblicazione del rapporto Giovannini, che indica i parlamentari italiani in cima alla classifica europea per quanto riguarda la retribuzione, noi dell'Italia dei Valori non ci siamo stupiti: sono cose che andiamo dicendo da tempo, una situazione di privilegio che combattiamo con proposte di legge e ordini del giorno in Parlamento da sempre.  “L’Italia dei Valori - ha ricordato il presidente Antonio Di Pietro - in tempi non sospetti, ha presentato alla Camera una proposta per abolire i vitalizi. Gli unici che hanno votato a favore sono stati i ventidue deputati dell’IdV. Occorre effettuare seri tagli ai costi della politica, partendo dalla riduzione degli stipendi e del numero dei parlamentari, dall’abolizione delle province e dai tanti sprechi rappresentati dagli Enti inutili, per arrivare ad una drastica scure al settore delle armi."
"L’Italia dei Valori continuerà la sua battaglia, anche se in solitudine, e chiede al governo Monti - conclude Di Pietro - di prendere in considerazione le proposte che ha presentato in Parlamento per l’abbattimento dei costi della casta.
Assurde, per l'IdV, le critiche che si sono levate dall'interno dei palazzi del potere contro i risultati della Commissione.

“Chi oggi contesta i risultati della commissione Giovannini - ironizza Niccolò Rinaldi, capodelegazione IdV al Parlamento europeo - potrebbe accettare di fare a cambio con un parlamentare europeo, oppure, se ha paura di prendere l'aereo, anche con quanto percepisce il sindaco di una grande città, anziché continuare a operare con due pesi e due misure quando si tratta di intervenire per tagliare i propri appannaggi, creando in questo modo la vera antipolitica che travolge la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”.
“Si è addirittura scomodata una Commissione condotta dal presidente dell'Istat – ha aggiunto - per stabilire il segreto di Pulcinella: che i parlamentari italiani sono i più cari d'Europa. Ma a Bruxelles il fatto era risaputo da tempo”. “Peraltro, di studi comparativi ne furono fatti già all'epoca, quando a Bruxelles fu discusso l'attuale Statuto unico del parlamentare europeo che uniformava il trattamento di tutti gli eurodeputati – ha proseguito Rinaldi -: a fare resistenza contro quel provvedimento in vigore dal 2009 furono soprattutto italiani, che erano proprio quelli che abbandonando il regime nazionale ci perdevano di più”. Secondo l'europarlamentare Idv, “la dimostrazione si ebbe alle elezioni del 2009, quando contrariamente alle elezioni precedenti, nessuno degli onorevoli nazionali optò per un posto a Bruxelles, trovando anche il ruolo di consigliere regionale spesso di maggiore soddisfazione economica”.


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