sabato 3 dicembre 2011

Pensioni. I Paletti di Di Pietro: i 40 anni? Invalicabili

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La redazione IDV
L'intervista del leader Idv a Il Secolo XIX “Aspetto di leggere i provvedimenti, al buio non mi pronuncio ma se mi chiede cosa penso nel merito dico che sulle pensioni ci sono delle cose da fare e cose da non fare. Bisogna salvare la pensione a chi ha versato effettivamente 40 anni di contributi, riscatto della laurea compreso. Invece, chi riceve una pluralità di pensioni deve averne solo una”.  E’ quanto afferma il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, in un’intervista pubblicata oggi su ‘Il Secolo XIX’.
I parlamentari fanno finta di togliersi l’indennità visto che alzano la quota di contribuzione che poi pagano i cittadini.
“E’ un interventicchio. Insufficiente: non tocca il pregresso né interviene retroattivamente. Il parlamentare è come un altro lavoratore, la pensione deve riceverla dopo 40 anni di contributi versati: è inaccettabile che si chiedano sacrifici ai cittadini che hanno versato contributi per una vita, quando ci sono ex parlamentari che con pochi anni di legislatura percepiscono pensioni stratosferiche. E poi, di pensioni devono riceverne una, non tre o quattro”.
E che cos’è che si può toccare?
“L’eccessiva estensione della reversibilità: deve poterne godere solo chi godeva del reddito garantito da chi è deceduto. In Molise il vitalizio va in capo perfino ai genitori”.
Quali sono per lei le priorità?
“Deve pagare chi non ha mai pagato fino ad ora: chiederei un contributo di solidarietà del 10% sui capitali scudati. E così come ha fatto la Germania, farei un accordo bilaterale con la Svizzera, garantendo l’anonimato degli italiani che hanno acceso conti là, in base al quale le banche elvetiche dovrebbero tassare alla fonte i capitali, di un 10/12%, importo poi da versare alla banca centrale”.
L’abolizione delle province…
“Sì, insistiamo: abolire le province e la miriade di consorzi e di società partecipate dal pubblico. E sostituire subito i consigli di amministrazione delle società partecipate dallo Stato con un amministratore unico: là si riciclano i trombati o i politici come Franco Morelli, il consigliere regionale calabrese del Pdl appena arrestato. Il suo sponsor è Alemanno”.
Si danno per fatte l’Ici sulla prima casa e una patrimoniale.
“Sull’Ici si deve intervenire ma non sulla prima casa e non sui soggetti deboli. Sì alla tassa sui grandi patrimoni ma in modo equo, si colpiscano quelli non dichiarati.
Ci sono perplessità sui sottosegretari. Lei che opinione ha?
“Ci sono più luci, cioè più professionalità ed eccellenze, che ombre. Di certo è avvenuta una spartizione tra Pdl, Pd e Terzo Polo. E’ un governo più accettabile di quello Berlusconi, ma noi non stiamo nel ‘club del tunnel’”.
Si riferisce all’incontro tra Bersani, Alfano, Casini e Monti passati dall’ormai famoso tunnel di palazzo Madama per non farsi vedere? Allora c’è stato quell’incontro…
“C’è stato eccome. Ma noi non vogliamo esserci. Monti non ci convochi al di fuori delle commissioni e delle aule parlamentari. Basta con accordi al ribasso e compromessi”.
Parla di ombre nella scelta dei sottosegretari. A chi allude?
“A Milione, sottosegretario agli interni. Lo conosco, era invischiato in Tangentopoli. Nomina senza senso, spero davvero in un ripensamento. Suo o del presidente Monti”.
E Ciaccia? Da Banca Intesa, dove finanziava le infrastrutture, a sottosegretario alle infrastrutture: un conflitto di interessi?
“I tecnici hanno lavorato per forza con qualcuno: li voglio vedere sui fatti. Se mettono le loro professionalità acquisite al servizio dei cittaditi…”.
Arresti a Milano, un altro vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia nei guai…
“E’ diffusa l’idea che la corruzione sia solo un reato riprovevole: è anche una delle cause maggiori del dissesto italiano. Occorre ripristinare i reati fiscali e il falso in bilancio”.
E sul fronte giudiziario?
“Non c’è nulla di nuovo. Oggi come allora Milano è la capitale del malaffare. E’ all’avanguardia: in Lombardia 15 consiglieri regionali sono sotto inchiesta, compresi e due vicepresidenti, Nicoli Cristiani del Pdl e Penati del Pd. Questo dimostra che esiste un sistema del potere e di spartizione. Forse è l’ora che il presidente Formigoni si faccia un lavaggio di coscienza per la costruzione di questo sistema di potere: o non ha visto o è connivente, dal punto di vista politico”.
Oggi come nel 1993?
“Sì, con un’aggravante: allora, con Mani Pulite, si è assistito ad un risveglio delle menti, ora il livello di guardia della presa di coscienza si è abbassato. C’è rassegnazione e delusione, causate anche da una concezione della politica che in questi anni ha preferito combattere i magistrati anziché sopportarli”.
Per finire… Finmeccanica.
“Qui non si tratta di ‘semplici’ tangenti, perché sono pagate da azienda che sono lo Stato. Monti mandi a casa questi dirigenti pubblici prima che ci pensino i magistrati”.

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