Proprio noi e l'Idv
Col giornale, questa settimana (e anche nelle prossime due settimane) distribuiamo, in tutte le edicole, un piccolo libro intitolato Usciamo dalla crisi - viaggio nel lavoro e verso i referendum. È opera dell'Italia dei Valori, e in particolare di Antonio Di Pietro e di Maurizio Zipponi, e cioè due leader politici che hanno sempre avuto un rapporto forte e amichevole con il nostro giornale.
È un libro assai bello, che realizza una specie di viaggio dentro la crisi italiana e soprattutto dentro la crisi del lavoro e la crisi dei lavoratori. La racconta, la mette sotto la lente di ingrandimento, la analizza e poi cerca una via d'uscita. È un libro di lotta politica. Lotta a che? Al berlusconismo visto non come folclore, o indegnità, o immoralità del suo capo, ma come sistema politico, ideologia fondata sulla prevalenza assoluta degli interessi del profitto sugli interessi del lavoro. Questo libro ci aiuta a capire la sostanza di questa ideologia e anche il modo nel quale assai profondamente è penetrata nella società e ha permesso un consenso molto grande verso il suo creatore e cioè Berlusconi. Non solo: ha permesso una vera e propria rivoluzione alla rovescia nelle relazioni industriali, permettendo che la componente - come dire? - "marchionnica" della borghesia italiana prevalesse nettamente sui settori più moderni e democratici della nostra imprenditoria.
Abbiamo ben volentieri accettato l'idea di diffondere il libro dell'Italia dei Valori con il nostro giornale, esattamente per questa ragione: perché condividiamo pienamente la sostanza del libro. E apprezziamo in modo particolare il fatto che una volta tanto un partito politico, anziché puntare tutto sulla propaganda, sulla ricerca dello slogan ad effetto, sull'antiberlusconismo facile, ha voluto impegnarsi in una analisi politica seria sui problemi del lavoro e nella elaborazione di una proposta. Noi è da un po' di tempo che non ci stanchiamo di ripetere che è esattamente di questo che c'è bisogno: della ricerca di una politica vera, da contrapporre al berlusconismo, e non di inutili e coreografici "alti lai". Vogliamo creare la possibilità di una alternativa di governo, e cioè di un progetto di società diverso dal berlusconismo? Allora bisogna cominciare a ragionare in termini "di governo" dei grandi problemi che il paese ha di fronte, e che sono problemi di struttura, problemi economici, problemi di libertà, problemi di modello.
Abbiamo ricevuto delle lettere, da alcuni lettori, i quali ci chiedono: «Ma voi che siete la punta di lancia del garantismo, e ve ne gloriate, come potete prendere iniziative insieme all'Italia dei Valori e ad Antonio Di Pietro, che sono invece la roccaforte del "legalitarismo"»?
Ecco, questa domanda un po' ci stupisce. Perché noi eravamo convinti di avere spiegato in modo persino troppo insistente qual è il nostro pensiero e il nostro atteggiamento polittico. Qual è? Quello di chi dice che oggi fare politica non vuol dirsi scegliersi una squadra, un pezzo di schieramento, una bandiera, e poi "automaticamente" e senza pensarci più agire di conseguenza. E ritiene invece che fare politica sia affrontare i problemi, uno a uno, e cercare su questi problemi di "creare" idee, pensiero, e di mettere a confronto queste idee con quelle degli altri, e cercare soluzioni e prospettive, e vie d'uscita.
È qui, su questo terreno, dentro questa battaglia, che si possono creare le alleanze, scegliersi i compagni di strada, volta per volta. Senza pretendere l'unità "organica" - come si diceva una volta - cioè in sostanza senza ripetere "ideologie" nuove - aride, secche, spesso anche farsesche - che sostituiscano le vecchie grandi ideologie morte nel '900. Non servono più, crediamo noi, gli identitarismi: servono casomai le identità, le idee, i pensieri. Ma dentro un orizzonte davvero pluralista. Abbiamo molte volte parlato di "big bang", non solo della sinistra ma della politica. La vecchia politica novecentesca è morta, non c'è più. Non resusciterà di sicuro. Sta a noi provare a ricostruire l'universo politico, provocandone una nuova nascita e quindi una espansione.
Oggi nel firmamento della politica non ci sono molte forze che sembrano disposte a un percorso di questo genere. Qualcosa però c'è. C'è Nichi Vendola, c'è Sel, c'è Di Pietro e l'Italia dei Valori. E poi ci sono dei pezzi del Pd, ancora vivi, e che hanno voglia di sottrarsi dalla degenerazione velocissima che sta portando quel partito a diventare non più fonte di rinnovamento ma anzi ostacolo per ogni innovazione politica.
E questo giornale pensa che il dialogo vada intessuto proprio con queste forze. Piccole ma interessanti. Aiutandole a collegarsi tra loro, a unirsi. E che sarebbe da dementi, da gente ossessionata, tornare alla attività preferita della vecchia sinistra - la vecchia sinistra di questo inizio di millennio - e cioè quella di mettere paletti, sempre più paletti, dappertutto, e creare divisioni, inventare discriminanti.
Cosa vuol dire questo ragionamento: che la battaglia garantista per noi non è essenziale? Certo che essenziale, lo vedete tutte le settimane che è un nostro cavallo di battaglia. Ma non crediamo che le nostre idee, le nostre convinzioni e la nostra identità debbano servirci a dividere, a indebolire il fronte del rinnovamento. È vero o no che l'Italia dei Valori è stata la forza politica, in Parlamento, di gran lunga più impegnata nelle lotte per i lavoratori, è stata l'unica che - per esempio - ha dato una sponda alla Fiom, è stata l'unica che si è battuta contro il precariato? È vero. Nei giorni cupi della crisi della Fiat e dell'isolamento della Fiom, noi degli Altri stavamo con la Fiom e non abbiamo avuto molti altri compagni si strada, oltre all'Idv.
Piero Sansonetti
Gli Altri
Nessun commento:
Posta un commento