Testamento Biologico: al via in Toscana la campagna di sensibilizzazione
Il discorso è di stringente attualità: solo pochi giorni fa, infatti, il saluto al grande maestro Monicelli, morto suicida, ha scatenato alla Camera una tristissima e cruenta polemica ed è diventato tristemente
argomento di scontro tra sinistra e destra.
Per la legge chi stacca la spina a colui che viene mantenuto in vita, seppure artificialmente, è considerato un omicida. L’art. 579 del codice penale italiano conferma quanto segue. Rubricato come omicidio
del consenziente asserisce: “Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni”.
Cartesio affermava “cogito, ergo sum”, ma l'interrogativo che mi pongo, senza pregiudizi di sorta è: se per “essere” bisogna pensare, “vivere”, prendere decisioni; un corpo inerme, in coma profondo da anni, può realmente definirsi “vivo?”
L’accanimento terapeutico deriva appunto il suo nome dall’insistenza nel somministrare farmaci e terapie al soggetto incosciente solo per prolungare le sue funzioni vitali. Che senso può esserci in tutto questo? Vivere vuol dire forse dipendere da una macchina? Per me “Vivere” vuol dire respirare e mangiare autonomamente, muoversi, ridere, piangere, poter dire si o di no.
E allora il ricordo, accompagnato da triste rammarico, da vergogna persino, per la triste affermazione di Silvio Berlusconi sul caso di Eluana torna forte e prepotente: “Non voglio sentirmi io responsabile di omissione di soccorso. Io non voglio la responsabilità della morte di Eluana, una persona viva e che
può fare figli”. Erano i giorni del processo Mills e B. tentava di spostare l'attenzione dell'opinione pubblica dalle sue vicende personali... allora come oggi.
Cosi, il primo passo, avuto con la sent. 21748/07 della Corte di Cassazione a seguito del caso Englaro che afferma che è diritto del soggetto se scegliere di continuare a vivere oppure no, ha fatto discutere e continua a far discutere, facendoci risentire le stesse identiche invettive già scagliate contro Beppe Englaro e Mina Welby quasi che noi, Beppe, Mina, fossimo i testimonial del partito della morte.
E' in questo contesto che si inserisce il tema del dibattito del 16 di Dicembre a Grosseto: il testamento biologico, un documento che serve per garantire il rispetto della propria volontà in materia di trattamento medico (somministrazione di farmaci, sostentamento vitale, rianimazione, etc.) anche quando non si è in grado di comunicarla, ricordando però che la legge ordinaria italiana al momento non ha ancora sancito la validità di questo documento. Le motivazioni che portano a questa discussione son diverse: dal punto di vista medico il testamento biologico può aiutare - anche se non obbligare - il medico a rispettare la volontà del paziente. Vi è poi l'aspetto “politico” della questione: il diritto all'autodeterminazione è sancito dalla Costituzione italiana. A questo proposito, è stato presentato un testo di legge dell'Aduc e dall'Associazione Luca Coscioni oggi all'esame in entrambi i rami del Parlamento. Per ottenere tale risultato però è necessario che sempre più persone si interessino a questo tema: più sono quelle che prendono posizione sul testamento biologico, più il legislatore sentirà la necessità di riconoscere il diritto all'autodeterminazione anche per coloro che sono momentaneamente incapaci di esprimere il proprio consenso (o dissenso) informato. Al momento le modalità possibili sono tre:
- La compilazione di un testamento biologico , da firmare in originale ed in molteplici copie, affinché più persone (parenti, amici, testimoni ) possano presentarlo ai medici curanti qualora sopraggiungesse l'incapacità di comunicare. Si potrà inviare una copia firmata anche ad una associazione che raccoglie testamenti biologici (fra queste, Exit Italia, Libera Uscita e Fondazione Veronesi).
- Attraverso il giudice tutelare per la nomina di un amministratore di sostegno.
- Attraverso il registro del testamento biologico che diversi Comuni hanno creato per i propri cittadini.
Su quest'ultimo punto noi partiti possiamo e dobbiamo intervenire, attuando una campagna di sensibilizzazione da parte dei nostri amministratori affinché si adoperino per portare nelle sedi comunali questo argomento! Un popolo che voglia definirsi civile deve discutere di questo, deve fornire una legge che dia a chi lo vuole, e solo a chi lo vuole, la possibilità di indicare, quando si è pienamente consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti, così come quelle che si intendono rifiutare, se un giorno si perderà la coscienza e con essa la possibilità di esprimersi.
E' su queste riflessioni che il nostro Segretario Regionale ha inviato nei giorni scorsi una mail a tutti gli amministratori della regione, invitandoli a far partire nei propri comuni una campagna di sensibilizzazione atta alla creazione di un ufficio per il registro dei testamenti biologici. Un invito che tutti dobbiamo cogliere, un iniziativa che tutti dobbiamo pubblicizzare!
Un atto rivoluzionario? una genialità? No, semplicemente l'attuazione dell'articolo 32 della Costituzione: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Daniela Sgambellone
Responsabile comunicazione IDV Toscana
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