mercoledì 6 giugno 2012

daniela sgambellone daniela.sgambellone.bb@gmail.com
11:20 (34 minuti fa)

a Ccn: me
 
 
QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DELLA QUESTURA PISTOIESE

Sul sito della polizia di Stato si può leggere: “la questura è la proiezione sul territorio del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che garantisce lo svolgimento, la direzione e l’organizzazione di tutta l’attività della Polizia di Stato nella Provincia”.
La questura rappresenta insomma lo Stato, o meglio, una sua parte, sul territorio.
E a ben guardare quanto sta accadendo al nostro paese e come si sia ridotto, la parabola discendente che lo ha colpito si è riversata anche sulle sue rappresentanze territoriali.
Un dato oggettivo bisogna riconoscerlo: lo Stato deve darci un taglio, le spese folli di questi ultimi 20 anni ci hanno portati sull’ orlo del baratro e occorre dunque razionalizzare.
Ciò detto, compito dei Ministri e del Governo tutto (SOPRATTUTTO DI UNO TECNICO) è quello di comprendere come, dove e soprattutto quanto tagliare.
E qui arriviamo all’ argomento di oggi, la questura di Pistoia. La direzione centrale dei servizi tecnico logistici del Ministero dell’Interno ha comunicato l’impossibilità della prosecuzione dei lavori della nuova sede dello stabile della questura, della polizia stradale e della prefettura di Pistoia, in relazione alle disposizioni contenute nella manovra finanziaria 2011 e ai tagli occorsi ai capitoli concernenti le spese per la locazione di immobili in uso alla polizia di Stato.
Così da un lato abbiamo una questura, quella attuale che, secondo anche quanto scritto dal questore al ministro è inagibile. Per anni il personale in organico alla Questura di Pistoia ha pazientato silente nell’indecoroso stabile di Via Macallè 23 con l’auspicio che la prima pietra posta nell’ex area Breda, il 23 ottobre del 2009 alla presenza di numerose Autorità, vedesse finalmente realizzato il sogno di poter lavorare in una nuova decorosa e più funzionale questura.
Vi è infatti una impossibilità oggettiva di rendere conforme la vecchia sede della questura: non è stato confermato il certificato di conformità dell’ impianto elettrico e manca il certificato di prevenzione incendi dell’ autorimessa, dove, peraltro, esiste un distributore di carburante che ha la capacità di ottomila litri. E questo per quanto attiene al macro, perchè se poi si volesse dettagliare e particolareggiare tutte le cose che non vanno all’ interno della vecchia questura, me lo insegnerà bene chi la conosce, potremmo star qui delle ore, partendo dal distacco dell’ intonaco e passando a cortili condivisi per concludere sull’ impossibilita ad accedere per i disabili.
Dall’ altro lato abbiamo una struttura nuova, compiuta al 70% ,i cui lavori si sono arrestati. In questo momento storico, se a molti cittadini dei diritti dei lavoratori o della vicenda in se e per se può non interessare, di sicuro vi sarebbe un unanimità nel provare un sentimento di rabbia furiosa per questo aspetto della vicenda, in cui si nota chiaramente la discrepanza tra la razionalizzazione che si professa e la realtà dei fatti.
Ma che logica può esserci dietro ad una scelta di questo tipo? Ma che messaggio si manda ai cittadini a cui di continuo si spreme il sangue dalle vene in nome di una crisi che non hanno provocato e di cui sono vittime? Il concetto suona nelle orecchie di molti pressappoco a questo modo: con i tuoi soldi ho finanziato un opera, pronta al 70%, ora mi fermo e la lascio andare in malora, ennesima cattedrale nel deserto. Te la lascio lì, nella tua città, sul tuo territorio, e a te che ogni mattina passi li davanti per recarti al lavoro, a te che sei disoccupato, a te che te la passi male, ricorderò, ogni santo giorno, che una parte dei tuoi soldi è li, gettata in un’ opera incompiuta.
Ma soprattutto, con questa scelta, che messaggio si manda ai lavoratori stessi della questura?
I poliziotti di Pistoia sono costretti da anni a lavorare in una struttura inadeguata sotto il profilo della sicurezza oltre che indecorosa ed inadatta ad accogliere un Ufficio di Polizia. Cosa pensa chi quotidianamente rischia la vita per mantenere sicura la nostra, di uno stato che si mostra sordo e cieco alle sue giuste esigenze?
Questa vicenda dunque mostra con ancor più lucida chiarezza l’ inadeguatezza del così detto governo tecnico, mostra le sue incapacità di gestire un paese sempre più al collasso, un paese che, come sotto il governo precedente, rischia di avviarsi verso il baratro, solo, questa volta, sobriamente.

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