Scritto da Marta Gazzarri | |
Martedì 21 Dicembre 2010 11:15 | |
0diggsdigg L’Italia è al sessantasettesimo posto fra i 178 paesi censiti per l’indice di percezione della corruzione nella pubblica amministrazione e quanto più le reti della corruzione diventano radicate, tanto meno il fenomeno risulta visibile. La questione della corruzione non è riconducibile solo al caso Berlusconi, seppur eclatante e macroscopico ed inammissibile in qualsiasi altro Paese europeo (un premier super imputato salvato solo da prescrizioni e leggi di privilegio ad personam) ma questa situazione di impunità legalizzata ha prodotto effetti devastanti sul fenomeno corruzione ed oggi si respira una sensazione di impunità sconosciuta persino negli anni di tangentopoli. L’etica, la questione morale e la legalità sono diventati optional e la corruzione è già diventata sistema e stiamo assistendo ad un duro attacco alla nostra democrazia e ai suoi privilegi fondanti, in un processo lento, impercettibile ai più, di trasformazioni istituzionali che creano insensibilità, torpore, assuefazione, abitudine nell’opinione pubblica. Non ci si meraviglia più di niente. C’è urgenza e bisogno al ritorno ad una cultura di etica pubblica condivisa che non può e non deve ridursi ad un elenco di ciò che è bene e ciò che è male, ad un mero codice di regole, ma è necessario che essa ritorni a motivare le azioni umane attraverso una seria riflessione morale. Un’etica pubblica condivisa non può essere un’etica delle responsabilità, responsabilità a rispondere della propria condotta, delle proprie scelte, delle proprie azioni. La maturazione di una coscienza morale della trasparenza nella cultura della cittadinanza democratica è essenziale affinchè non siano sviati i fini della rappresentanze elettive rispetto al paradigma della liberta della persona e del bene comune. “La moralizzazione della vita pubblica è imprescindibile dal buon governo e dalle ragioni della democrazia”, scriveva Norberto Bobbio nel 1982. La politica deve ritornare ad essere quindi tesa alla organizzazione della società funzionale al benessere collettivo e della persona e dobbiamo impedire che essa come oggi sia pervasa da degenerazioni capaci di portare che la sua pratica a mero esercizio di potere. La storia purtroppo è piena di scadimenti di questo genere, scadimenti in cui il tornaconto individuale o di gruppi sociali ben definiti ha prevalso sul bene comune. Partendo dalla democrazia greca (tre quarti della popolazione erano privi dei diritti fondamentali) e via via lungo il corso della storia arriviamo ai nostri giorni, alla nostra società globalizzata, in cui il 20% dei suoi abitanti possiede l’82% delle risorse individuali cosi che il 20% vive con meno di un dollaro al giorno e si permette che ogni giorno 40 milioni di persone muoiono di fame. Siamo davanti ad una società in cui la cultura del profitto e dell’arricchimento a tutti i costi prevale, una società in cui non viene permesso neppure di garantire la sicurezza nel mondo del lavoro, dove le così dette morti bianche hanno raggiunto livelli intollerabili. La società occidentale sta gradatamente perdendo di vista e cancellando tutti i valori sociali della solidarietà, dell’uguaglianza e della giustizia sociale, valori alla base della democrazia, l’unica forma di governo sostanzialmente etica. Ma oggi purtroppo la democrazia è inquinata dal tarlo della ricerca personale del potere e del prestigio. La corruzione ed il sistema delle tangenti così purtroppo largamente diffuso nel nostro Paese (si pensi a Mani Pulite) hanno dimostrato chiaramente dove può portate la degenerazione della politica. Pensavamo che nel momento di Mani Pulite avessimo toccato il fondo della disonestà intellettuale e politica nei comportamenti relativi alla vita sociale ed invece, ad anni di distanza, tutto ciò si è ripetuto… bancopoli... calciopoli... lo scandalo del terremoto... quello della protezione civile... conflitti di interessi vari e reiterati... la manipolazione dell’informazione... la gestione della cosa pubblica e del nostro denaro sicuramente non eticamente teso al benessere collettivo. La corruttela pubblica è diventata sistema, fuori da ogni riferimento alle basilari norme della legalità. In questi anni abbiamo assistito all’uso della giustizia come strumento solo di difesa del potere e di assetti economici di una esigua minoranza della popolazione del nostro paese. Ed oltre alle azioni piu’ eclatanti (Legittimo Impedimento, Lodo Alfano, Legge Bavaglio), tutte tese a risolvere questioni personali del Premier e di una stretta cerchia di persone, abbiamo assistito in nome della giustizia ad azioni fini e sottili, ed in nome della Giustizia con l’operazione “Pacchetto Sicurezza”, “Guerra al Crimine”, “Tolleranza Zero” si è promosso una legislazione a doppio binario forte con i deboli e debole con i forti, per cui piccoli reati vengono spesso puniti con pene maggiori di un falso in bilancio da un milione di euro, che spesso non viene punito per niente. Non si puo’ piu’ permettere che tutto questo venga fatto in nome della giustizia perché, come afferma Gustavo Zagrebelsky "...la giustizia è l’altra faccia di ogni cosa. Ogni cosa puo’ essere vista da due lati, quello del potere e quello da chi subisce il potere. Non si appropino i potenti di quello che loro non spetta ed è spesso l’unica risorsa che resta agli inermi: l’invocazione di giustizia”. Abbiamo sempre più necessità che la politica esca dalla mera occupazione del potere e ritorni a porsi come servizio ai cittadini; questo è il fondamento culturale etico di ogni azione amministrativa e di governo: occorre riportare la legalita’ al centro dell’azione politica. Occorre rifondare l’etica della politica come commisurazione tra mezzi e fine, secondo quella che Marx Weber chiama l’etica delle responsabilità, cioè una condotta che sappia misurarsi con il bene possibile in assoluta trasparenza politica, meno autoreferenziale e più indirizzata verso il miglioramento delle condizioni di vita delle persone. La libertà non si costruisce attraverso una specie di autonomia o di isolamento individuale, ma attraverso lo sviluppo di legami e di tangibili atti di solidarietà. E’ compito nostro rimuovere gli ostacoli che si frappongono al pieno sviluppo delle persona e parimenti preparare i cittadini al futuro, dando loro fiducia e affrancandoli dalle necessità materiali. Per realizzare ciò, occorre riformare radicalmente il modo in cui investiamo all’interno della nostra società, promuovendo lo sviluppo di duraturi legami comunitari, educando soprattutto alla cultura della solidarietà, intesa come principio e guida della vita sociale, come valore supremo nell’espletamento dei doveri civili. Recepire la solidarietà è un valore fondamentale e un dovere inderogabile ed ha come logica conseguenza la netta affermazione del primato del diritto all’economia e del rispetto delle norme giuridiche sulle leggi di mercato. Ricreare una società ricca di principi etici in cui primeggiano i valori della legalita, della solidarietà e della giustizia sociale, dell’uguaglianza tra generazioni diverse, di una più equa distribuzione delle ricchezze è una società in cui è possibile ricominciare ad aspirare ad un futuro migliore in cui l’Artcolo 3 della nostra Costituzione venga rispettato. Marta Gazzarri Capogruppo Consiglio Regionale Idv |
martedì 21 dicembre 2010
Etica, questione morale, legalità. Soltanto optional in un Paese chiamato Italia
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