lunedì 25 ottobre 2010

Il paesaggio, elemento chiave del benessere individuale e sociale
Scritto da Anna Marson
Venerdì 22 Ottobre 2010 15:24
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Sono trascorsi dieci anni da quando a Firenze, il 20 ottobre del 2000, su iniziativa del Consiglio d’Europa e con una significativa partecipazione della Regione Toscana, veniva adottata la Convenzione europea sul paesaggio. Un patto tra Stati europei, oggi sono diverse decine, dal Portogallo al Kazakistan, per promuovere la salvaguardia, gestione e pianificazione della qualità e diversità dei paesaggi europei. Rileggere oggi il testo della Convenzione genera quasi una sorta di stupore per i principi che vi sono esposti, per il loro essere più avanti della realtà con cui ci misuriamo quotidianamente; ad esempio laddove i firmatari s’impegnano a “integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un’incidenza diretta o indiretta sul paesaggio”, e a considerare il paesaggio come elemento essenziale per la qualità di vita delle popolazioni.

A fronte di questi principi, la realtà è in gran parte dell’Europa quella di paesaggi urbani e rurali secolari, alla base delle nostre identità, sempre più soggetti a rischio di urbanizzazione e/o abbandono. La complessità dei paesaggi annullata dall’espansione delle periferie e dalla riconquista della boscaglia. Una tendenza che vede però un impegno consistente e crescente nello sviluppo di politiche per il paesaggio adeguate alla posta in gioco.
La Toscana rappresenta nell'immaginario europeo un caso esemplare di qualità del paesaggio e quindi di qualità della vita. Il valore iconico dei suoi paesaggi, risultato dell'interazione dell’umano con la natura, si è consolidato come valore economico, culturale, identitario, civile, e dunque come patrimonio da tutelare, 'manutenere', rinnovare e migliorare. Senza rinnovamento infatti la tutela è impossibile, ma è un processo non privo di ostacoli e contraddizioni.
A fronte della rilevanza della posta in gioco, e delle pressioni di maldestra trasformazione, anche in Toscana purtroppo presenti, le politiche pubbliche possiedono una qualità sufficiente nella capacità di trattare il paesaggio? La sfida è quella di saper rinnovare senza distruggere, con il concorso di tutti gli attori disponibili a prendersi cura del territorio e quindi del paesaggio.
Quali allora i tratti delineabili per una nuova politica per il paesaggio toscano? Innanzi tutto migliorare la conoscenza del paesaggio, dei suoi caratteri e delle sue regole di trasformazione (con un occhio di riguardo all’esperienza Scozzese e a quella Catalana); rappresentare i paesaggi attraverso l’uso di strumenti appropriati (il caso del Piano paesaggistico territoriale regionale pugliese rappresenta un sicuro riferimento al riguardo); aprire occasioni di partecipazione (possibilmente non generiche, ma basate sull’elaborazione di testi grafici pertinenti, come le mappe di comunità o le chartes paysagières) nell’elaborazione dei piani, così come nel loro monitoraggio (osservatori partecipati da attori diversi sia a scala locale che regionale); coordinare (perlomeno) le diverse politiche pubbliche, e quando possibile anche le azioni private, verso il raggiungimento di obiettivi comuni di miglioramento del paesaggio.
Quest’ultimo punto è forse la parte più difficile del lavoro. La presenza effettiva del paesaggio (solitamente grande assente) fra gli indicatori considerati per la valutazione di impatto ambientale e per la valutazione ambientale strategica potrebbe comunque essere d’aiuto.
Solo mettendo insieme questi diversi passaggi potremo evolvere da un approccio vincolistico, affidato a misure normative spesso scarsamente attuate, a un approccio progettuale per i diversi paesaggi toscani, compresi quelli da riqualificare: il parco agricolo della piana fiorentina, il fiume Arno e molti altri luoghi di vita quotidiana delle popolazioni. Paesaggi che devono poter garantire il benessere individuale e sociale ai loro abitanti.


Fonte: Regione Toscana

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