| mostra dettagli 6 ott (3 giorni fa) |
RACCONTO DALL'ITALIA SOMMERSA N. 2
Ragazzo poco più che ventenne, con invalidità civile riconosciuta e con figlio a carico. Disoccupato, praticamente mai occupato, ma stagista tante volte e in aziende diverse. Sempre scartato perché anche per lavorare non è sufficiente oggi la volontà, occorre essere belli, biondi, con gli occhi azzurri, super veloci e super produttivi.
A partire dalla scuola chi è diverso viene deriso, umiliato ed isolato talvolta con la compiacenza di alcuni professori e presidi. Poi, quando arriva il momento di trovare un’occupazione, il mondo del lavoro semplicemente li scarta o li ignora.
Eppure questo ragazzo è iscritto da diversi anni, in quanto invalido, alle categorie protette del centro dell’impiego, istituite con la legge 68/99. Le aziende sopra i 15 dipendenti dovrebbero assumere per legge almeno una persona appartenente a questa speciale categoria e gli operatori del centro impiego dovrebbero favorire l’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro. Dovrebbero, dovrebbero, dovrebbero, ma non lo fanno. In diversi anni mai una chiamata, mai una risposta , mai un’offerta concreta di lavoro. Prendo spunto da questa situazione con la quale ormai sono in contatto da alcuni mesi per riflettere sulle politiche del welfare state.
Nel nostro paese esistono per fortuna degli ammortizzatori sociali per chi ha perso il lavoro, come ad esempio la cassa integrazione, la mobilità, o l’indennità di disoccupazione per chi ha lavorato un tot. ore durante l’anno, ma chi per svariati motivi, che vanno al di là della propria volontà, non ha mai praticamente lavorato, non esiste alcuna protezione sociale, se non attraverso qualche sostegno economico da parte del proprio comune di residenza. Mi chiedo se è possibile istituire a livello statale un reddito minimo di cittadinanza o un salario minimo garantito per particolari situazioni come quella sopra citata, mirato alla ricerca occupazionale. La risposta che mi do è che questo è possibile e che esistono già degli studi e dei piani di fattibilità. Si chiamano reddito minimo garantito (RMG); reddito minimo incentivante (RMGI); reddito di cittadinanza (RC); reddito di cittadinanza con imposta proporzionale (RC + FLAT TAX).
Esiste anche la copertura finanziaria, manca solamente la volontà politica per rendere attuativo uno di questi strumenti. Tali interventi potrebbero essere finanziati, ad esempio, andando a tassare in modo proporzionale le rendite finanziarie, tenendo in considerazione che in Italia la ricchezza é distribuita in modo più diseguale rispetto al reddito. I risultati dell'indagine sulla ricchezza delle famiglie italiane, pubblicate dalla Banca d’Italia, conferma che i ricchi sono rimasti ricchi anche nel mezzo della crisi e i poveri sono ancora piu' poveri. La vera ricchezza rimane nelle mani di pochi: solo 2 milioni 380 mila famiglie italiane (il 10% del totale) che posseggono il 44,5% della ricchezza netta complessiva nazionale, che ammonta a 3 mila 686 miliardi di euro (su un totale di 8 mila 284 miliardi), e che vuol dire mediamente 1 milione 547 mila 750 euro per ogni famiglia di quel 10% più ricche.
Firmato gli invisibili: invalidi, disoccupati, emarginati, svantaggiati, appartenenti alle fasce deboli, nuovi poveri,…

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