daniela sgambellone daniela.sgambellone.bb@gmail.com
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QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DELLA QUESTURA PISTOIESE
Sul sito della polizia di Stato si può leggere: “la questura è
la proiezione sul territorio del Dipartimento della Pubblica Sicurezza
che garantisce lo svolgimento, la direzione e l’organizzazione di tutta
l’attività della Polizia di Stato nella Provincia”.
La questura rappresenta insomma lo Stato, o meglio, una sua parte, sul territorio.
E
a ben guardare quanto sta accadendo al nostro paese e come si sia
ridotto, la parabola discendente che lo ha colpito si è riversata anche
sulle sue rappresentanze territoriali.
Un dato oggettivo bisogna riconoscerlo: lo Stato deve darci un taglio,
le spese folli di questi ultimi 20 anni ci hanno portati sull’ orlo del
baratro e occorre dunque razionalizzare.
Ciò detto, compito dei
Ministri e del Governo tutto (SOPRATTUTTO DI UNO TECNICO) è quello di
comprendere come, dove e soprattutto quanto tagliare.
E qui arriviamo all’ argomento di oggi, la questura di Pistoia. La
direzione centrale dei servizi tecnico logistici del Ministero
dell’Interno ha comunicato l’impossibilità della prosecuzione dei lavori
della nuova sede dello stabile della questura, della polizia stradale e
della prefettura di Pistoia, in relazione alle disposizioni contenute
nella manovra finanziaria 2011 e ai tagli occorsi ai capitoli
concernenti le spese per la locazione di immobili in uso alla polizia di
Stato.
Così da un lato abbiamo una questura, quella attuale che, secondo anche
quanto scritto dal questore al ministro è inagibile. Per anni il
personale in organico alla Questura di Pistoia ha pazientato silente
nell’indecoroso stabile di Via Macallè 23 con l’auspicio che la prima
pietra posta nell’ex area Breda, il 23 ottobre del 2009 alla presenza di
numerose Autorità, vedesse finalmente realizzato il sogno di poter
lavorare in una nuova decorosa e più funzionale questura.
Vi è infatti una impossibilità oggettiva di rendere conforme la vecchia
sede della questura: non è stato confermato il certificato di conformità
dell’ impianto elettrico e manca il certificato di prevenzione incendi
dell’ autorimessa, dove, peraltro, esiste un distributore di carburante
che ha la capacità di ottomila litri. E questo per quanto attiene al
macro, perchè se poi si volesse dettagliare e particolareggiare tutte le
cose che non vanno all’ interno della vecchia questura, me lo insegnerà
bene chi la conosce, potremmo star qui delle ore, partendo dal distacco
dell’ intonaco e passando a cortili condivisi per concludere sull’
impossibilita ad accedere per i disabili.
Dall’ altro lato abbiamo una struttura nuova, compiuta al 70% ,i cui
lavori si sono arrestati. In questo momento storico, se a molti
cittadini dei diritti dei lavoratori o della vicenda in se e per se può
non interessare, di sicuro vi sarebbe un unanimità nel provare un
sentimento di rabbia furiosa per questo aspetto della vicenda, in cui si
nota chiaramente la discrepanza tra la razionalizzazione che si
professa e la realtà dei fatti.
Ma che logica può esserci dietro ad una scelta di questo tipo? Ma che
messaggio si manda ai cittadini a cui di continuo si spreme il sangue
dalle vene in nome di una crisi che non hanno provocato e di cui sono
vittime? Il concetto suona nelle orecchie di molti pressappoco a questo
modo: con i tuoi soldi ho finanziato un opera, pronta al 70%, ora mi
fermo e la lascio andare in malora, ennesima cattedrale nel deserto. Te
la lascio lì, nella tua città, sul tuo territorio, e a te che ogni
mattina passi li davanti per recarti al lavoro, a te che sei
disoccupato, a te che te la passi male, ricorderò, ogni santo giorno,
che una parte dei tuoi soldi è li, gettata in un’ opera incompiuta.
Ma soprattutto, con questa scelta, che messaggio si manda ai lavoratori stessi della questura?
I
poliziotti di Pistoia sono costretti da anni a lavorare in una
struttura inadeguata sotto il profilo della sicurezza oltre che
indecorosa ed inadatta ad accogliere un Ufficio di Polizia. Cosa pensa
chi quotidianamente rischia la vita per mantenere sicura la nostra, di
uno stato che si mostra sordo e cieco alle sue giuste esigenze?
Questa vicenda dunque mostra con ancor più lucida chiarezza l’
inadeguatezza del così detto governo tecnico, mostra le sue incapacità
di gestire un paese sempre più al collasso, un paese che, come sotto il
governo precedente, rischia di avviarsi verso il baratro, solo, questa
volta, sobriamente.